Le origini del gatto: storia di un animale sacro

 In curiosità bestiali

Le origini del gatto

I gatti sono tra gli animali domestici più amati e ammirati grazie al loro portamento, alla loro bellezza ed eleganza. Un po’ misteriosi, protagonisti di miti e leggende, sono il simbolo di libertà, autonomia e indipendenza.

Le origini del gatto sono antichissime: amati e considerati divinità in alcune culture e demonizzati, purtroppo, in altre.

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Le origini del gatto: dall’Egitto al Medio Oriente

Discendente dal gatto selvatico africano, un piccolo felino dell’Africa, la prima convivenza tra gatti e uomini risale probabilmente in Mesopotamia, nella Mezza Luna fertile.

È nell’Antico Egitto, a partire dal 3000 a.C. che iniziano l’addomesticazione di questo felino e le prime vere e proprie convivenze con l’uomo. Ma per gli antichi Egizi i gatti non rappresentavano soltanto degli animali da compagnia ma venivano considerati sacri tanto da ricevere dopo la morte tutti gli onori e una cerimonia funeraria… un trattamento che non aveva niente da invidiare a quello dei Faraoni!

I gatti, esattamente come i sovrani, venivano mummificati e posti in sarcofagi, ovviamente a forma di gatto, per poi essere sepolti in necropoli riservata ai Mau, come venivano chiamati nell’Antico Egitto.

Gli Egizi credevano che molte divinità assumessero le sembianze di un gatto per poter comunicare ai sacerdoti i loro messaggi. E in particolare una dea, chiamata Bastet, era rappresentata con un corpo di donna e la testa di gatto. Il suo culto era molto diffuso in Egitto e la dea veniva venerata perché simbolo di vita, prosperità e maternità.

Presto, attraverso gli scambi commerciali, il gatto entrò nelle case degli antichi Greci e dei Romani e grazie, alla sua bellezza ed eleganza, conquistò i cuori di questi popoli.

Dall’Egitto, il gatto arrivò nel paese del Sol Levante, in Giappone, dove era molto apprezzato, e anche è l’animale più amato dai Giapponesi, e divenne simbolo di fortuna e pace.

Anche tra le popolazioni arabe, il gatto si conquistò grande rispetto e amore. Si narra, infatti, che il profeta Maometto adorasse i gatti e che fu proprio una gatta soriana, Muezza, a salvare il profeta da un morso di serpente. Per amore di questi felini, Maometto fece loro il dono di ricadere sempre su quattro zampe e la capacità di osservare sia il mondo terreno sia quello ultraterreno. Questo grande affetto rimane ancora oggi nei paesi di cultura islamica: il gatto, infatti, è generalmente l’unico animale che può entrare e gironzolare per le Moschee.

Origini del gatto: dal Medioevo ai giorni nostri

Se in Oriente il gatto era amato e venerato da tutti, nell’Europa medievale la sua vita non fu altrettanto rosea.

A causa dei culti pagani che veneravano i felini, i nostri amici furono demonizzati e considerati simboli del male e della sfortuna. Così nacquero credenze e mille superstizioni: dal gatto considerato l’animale del diavolo e delle streghe, soprattutto i gatti neri, a poteri oscuri e soprannaturali.

Per fortuna, con la fine del Medioevo e soprattutto con il Romanticismo, i nostri amici a quattro zampe tornarono a essere molto amati e divennero simbolo di eleganza, bellezza e indipendenza.

Arrivando fino ai giorni nostri… bè, sono membri delle nostre famiglie, tanto amati e coccolati, che riempiono di gioia le nostre giornate!

Viva i gatti!

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